ANDATE AL CINEMA - FUOCOAMMARE -

Fuocoammare, di Gianfranco Rosi, è un film che aggiunge qualcosa, forse troppo poco, al dibattito sull'immigrazione.
Ambientato a Lampedusa, descrive l'isola da due traiettorie differenti:
da una parte lo fa attraverso gli occhi degli abitanti di questo pezzo d'Italia sprofondato nel Mediterraneo, dall'altra attraverso le immagini dei migranti che tentano di arrivare su quest'isola dalla Libia.


Due mondi che non si incontrano, che neanche si sfiorano, condividendo separatamente solo il mare e i medici.
La quotidianità di una realtà che oggi è al centro del dibattito internazionale, ma che rimane relegata comunque alla periferia dell'Europa.
Ed è forse proprio il pubblico europeo il principale destinatario di questo film, poichè il pubblico italiano, ormai assuefatto alla retorica migratoria che ruota attorno a Lampedusa, potrebbe considerarlo come un ennesimo tentativo di andare ancora più a fondo alle emozioni più appariscenti che un dramma di questa portata può suscitare.

Cosa aggiungere in effetti ad un tema che ormai fa parte dell'identità italiana?
Quando ormai si è detto e mostrato tutto, non rimane altro forse che spogliare, mettere a nudo gli ultimi anfratti di intimità delle persone;
radiografare le lacrime, le espressioni, il cordoglio.
Radiografare la sofferenza.
Ed è l'incomunicabilità di questa tragedia che emerge con forza dal film.
 Niente altro che la realtà è in grado di descrivere quello che in questa parte del Mediterraneo sta succedendo.
Ma il giornalismo, il cinema, non sono la realtà. Sono immagini e suoni che si sovrappongono ad altre immagini ed altri suoni. Interpretazioni che si sovrappongono ad altre interpretazioni.

Quando la realtà si esprime con tutta la sua forza, molto spesso appare irreale, costruita.
Ed il rischio forse è proprio quello che la realtà, presentata senza commento, possa trasformarsi nel suo contrario.
Forse il rischio è che queste storie vengano relegate nella finzione cinematografica di un cinema che ha plasmato l'immaginario visuale di milioni di persone.

Il merito di Rosi è quello di essere riuscito a creare un realismo feroce, tanto perfetto da diventare un limite.

Stare davanti o dietro ad un obiettivo, a volte crea una linea, separa irrevocabilmente due mondi.
E la distanza tra la realtà della gente che vive a Lampedusa e quella che lì tenta di arrivare, forse è accentuata anche dal fatto che in mezzo c'è non una ma centinaia di videocamere.

Andate al cinema.

Paolo Summa

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